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AI LAGHETTI DI PONTERANICA: PAESAGGI A 2000 METRI TRA NATURA E SEGNI DELL’UOMO.

Dai Piani dell’Avaro a 1700 metri inizia questa meravigliosa camminata in alta quota che ci porterà ad esplorare un angolo poco conosciuto e affascinante del Parco delle Orobie Bergamasche.

I Laghetti di Ponteranica, che prendono il nome dal comune nei pressi di Bergamo che aveva quassù la concessione dei pascoli per i propri mandriani, sono perle alpine situate in una verde conca attorno ai 2.100 metri.

Dal laghetto superiore avremo la possibilità di ammirare la catena di cime delle Orobie orientali. Nei pressi dei Piani un grande monolito in equilibrio su altre tre pietre accenderà la curiosità riguardo le origini dei barec, gli attuali recinti in pietra per le vacche, che nell’antichità avevano un’origine e un significato ben diverso.

Periodo: da metà giugno a metà ottobre (a giugno inoltrato ancora con possibilità di neve al passo Triomen)
Partenza: dai Piani dell’Avaro, strada a pagamento con ticket (2 euro per auto) da colonnina automatica sulla strada dopo Cusio.
Sviluppo: 10 km circa per l’intero anello alto, dislivello+: 600m per 3/4 ore di cammino totale, pause escluse.

Note: da metà giugno a metà settembre sono presenti mandrie di vacche al pascolo: è importante fare attenzione a non disturbare gli animali, soprattutto con cani, che vanno tenuti al guinzaglio.
Stambecchi e marmotte molto spesso si fanno vedere, anche qui servono il rispetto e la tranquillità.

tracce

Come ogni luogo, anche il Monte Avaro presenta con tranquilla fierezza e nasconde timido o giocoso mille meraviglie da esplorare da vicino, con la calma dei vecchi e la curiosa ingenuità dei bambini… per esempio:

  • le marmotte che si rincorrono e che si mettono bella mostra, sempre al sicuro vicine alle loro tane ben protette
  • gli stambecchi che a volte vengono a salutare presso i laghetti
  • il barek, il recinto per gli animali, al centro di recenti studi del prof. Adriano Gaspani dell’Osservatorio di Brera per i suoi sorprendenti allineamenti di monoliti, per storie… preistoriche!
  • la vista senza confini dalle Grigne al Pizzo dei 3 Signori, da Passo San Marco alle Orobie Orientali
  • l’incrocio con il Sentiero Italia CAI, 7000 chilometri di bellezza lungo l’intera penisola, passa proprio di qui, dove si prende il nome di sentiero 101:
    a noi decidere se prendere a sinistra verso il Rifugio Benigni, il lago di Como, i sentieri Piemontesi e Valdostani, l’Alta Via dei Monti Liguri, gli Appennini emiliano e toscani, e poi Gran Sasso e Maiella, giù giù fino al Parco nazionale della Sila e Reggio Calabria…
    oppure svoltare decisamente a destra e seguire il Sentiero Italia fino a Trieste e il confine con la Slovenia 🙂
  • la leggenda dei piani dell’Avaro, un racconto tra mondo contadino dell’Alta Valle e il Faust di Goethe
  • un laboratorio di orientamento con mappa e bussola per scoprire i luoghi circostanti e come individuare la propria posizione in modo intuitivo e divertente
  • i formaggi locali, con numerose Denominazioni di origine Protetta e Presidi Slow Food, in particolare il prelibato e rinomato Formai de Mut DOP, in vendita presso le malghe e al ristoro panoramico Ciàr.
  • la cucina ricercata e raffinata di Ristorobie
  • una birretta in compagnia e una vista impagabile
  • una notte sotto le stelle al Rifugio Monte Avaro

e in più durante l’anno:

  • il Campionato dei cani da pastore per bovini, organizzato dall’Associazione “Vivi la Montagna”
  • l’osservazione delle stelle in luogo davvero privilegiato
  • l’aperitivo al tramonto prima di una cena in quota o di ritornare in valle

sguardi

plus: il nome e la leggenda del Monte Avaro

“Chèl che s’ fa ‘l vé rendì”, esclamavano furtivamente gli altri mandriani con malcelata soddisfazione quando vedevano tornare dal monte le bestie dell’avaro, stanche e ridotte a pelle e ossa. Col passare degli anni, per analogia con l’indole del suo proprietario, i cusiesi presero a chiamare quell’alpeggio “il monte avaro”, avaro come il suo padrone. Ma durante un’estate nella quale l’erba era più scarsa del solito

dalla leggenda del Monte Avaro

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