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PICCOLE GRANDI AVVENTURE. ANCHE DA CASA.

A volte non serve attraversare oceani o scalare montagne lontane per imbattersi nel meraviglioso. Basta varcare la soglia di casa, partire, lasciarsi guidare dalla curiosità, come esploratori in un mondo sconosciuto.

L’AD VENTURA arriva tutte le volte che ci rivolgiamo al futuro senza sapere bene cosa arriverà, ma con la fiducia, una sorta di benevola ingenua scommessa sul fatto che quello che c’è oltre il nostro voler sapere e controllare è molto di più di ciò che possiamo aspettarci. Le persone offrono sempre di più di quello che possiamo immaginare e la natura dà sempre di più di ciò che si cerca come diceva un grande esploratore e tra i fondatori delle istituzioni della montagna, John Muir.

La serata di presentazione dell’annuario CAI Alta Val Brembana si apre con resoconti di importanti spedizioni, dello straordinario impegno della commissione sentieri, del gruppo soccorritori, della scuola orobica di alpinismo, del ricordo commosso di soci andati avanti dopo una vita di opera al servizio della montagna e di chi la abita.

Dopo questi racconti emozionanti e ricchissimi e la presentazione di imprese alpinistiche internazionali… trova spazio a sorpresa anche la nostra piccola, piccolissima ad-ventura tra i monti orobici, con partenza da casa, Villa D’Almè (BG) e arrivo a Sondrio dopo 5 giorni e circa 100 chilometri di itinerario emozionante, con belle cime, seppur tecnicamente piuttosto semplice e adatto a escursionisti abituati ad orientarsi e a camminare in montagna su terreni diversi.

Ecco qui di seguito il semplice racconto che ci siamo sentiti di scrivere e che vediamo con gioia curato e pubblicato dalla commissione Annuario CAI Alta Val Brembana, insieme con nomi di esperti e studiosi, di alpinisti e donne e uomini di montagna che di avventure grandi ne sanno davvero.

grazie di cuore e buona lettura.

e grazie a Tino, Andrea e alla commissione annuario del CAI Alta valle Brembana per l’accoglienza, la signora Rosa di Ambria per la simpatia e la cena! Franco Brevini, Franco Michieli, Nello Camozzi, Tarcisio Bottani per le ispirazioni, Paolo per l’amicizia.

“Che ti move, o omo, ad abbandonare le proprie tue abitudini delle città, lasciare li parenti e li amici ed andare in lochi campestri per monti e per valli, se non la naturale bellezza del mondo”.

Leonardo da Vinci, autore di una delle prime mappe della Valle Brembana e della val Venina.

Traversata delle Orobie: da Villa d’Almè a Sondrio 17-21 luglio 2023

di Paolo Sonzogni e Marcello Cenati

L’avventura vicina a casa è un invito a riscoprire la meraviglia del quotidiano, a riconnettersi con i luoghi che ci circondano e che a volte spariscono per abitudine o per pigrizia. È un’occasione per rallentare il passo, per guardare ai nostri territori con occhi nuovi, per lasciarsi incantare. 

In questa esplorazione del vicino, non siamo soli. Incontriamo volti sorridenti, custodi di storie, pronti a condividere la magia del proprio territorio. Nasce così uno scambio di esperienze che arricchisce l’animo e amplia i nostri orizzonti.

Per il piccolo viaggio montano di quest’anno volevamo restare sulle cime di casa, facendo comunque qualcosa di avventuroso e ci è venuta l’idea di raggiungere Sondrio a piedi attraversando le Orobie.

17 luglio – distanza: 24 km D+: 1.560 mt. D-: 680 mt.

La partenza da Villa d’Almè lunedì mattina è fissata alle 5:30, per cercare di sfruttare le prime ore del mattino: la quota media della giornata sarà piuttosto bassa, sotto i mille metri, e nelle ore centrali temiamo che il caldo si farà sentire.

Puntiamo verso il Canto Alto passando da Bruntino e poco prima del rifugio Alpini incrociamo la prima persona dalla partenza. Ci chiede la destinazione e noi con entusiasmo raccontiamo del nostro programma a lungo raggio. Aggiriamo la cima salita decine di volte e che oggi lascia spazio a un cammino più scorrevole e ci dirigiamo verso il Canto Basso su un sentiero poco battuto per raggiungere la Madonnina del Costone sotto il sole già implacabile della più calda (scopriremo poi) giornata dell’anno.

La prima tappa è Selvino dove possiamo rinfrescarci alla fontana di un parco e acquistare delle provviste, visto che sarà l’unico centro abitato che incontreremo nei successivi tre giorni. Ripartiamo poco dopo le 14 e lungo la salita da Ama verso Aviatico il caldo si fa davvero insopportabile. Decidiamo quindi di fare una bella pausa ristoratrice ai margini del bosco nei pressi di una pozza al bivio per la valle del Grü.

Un’oretta più tardi siamo di nuovo in marcia, verso la Ca’ Donadoni, luogo programmato per passare la prima notte Una volta raggiunta la meta decidiamo di salire a pernottare nei dintorni di un roccolo situato sul sentiero che porta al Monte Suchello. L’esposizione aperta verso ovest ci permette di godere di un fantastico tramonto con una serata che sembra non voler finire.

Durante le chiacchierate per preparare il viaggio da subito ci era stato chiaro che volevamo camminare leggeri e che non avremmo portato una rassicurante tenda. La prima notte, come pure l’ultima, sarebbero dunque passate all’addiaccio, anche grazie alle temperature e al meteo favorevole. Prepariamo quindi il sacco da bivacco e ci apprestiamo a dormire… ma come spesso avviene in questi casi non si dorme proprio nulla! Ci fa compagnia un simpatico ghiro che a più riprese scende a sorpresa dal tetto del roccolo e corre lungo una piccola staccionata, per tornare rapido nel suo nascondiglio al nostro minimo movimento.

18 luglio – distanza: 20 km D+: 1.610 mt. D-: 860 mt.

Sveglia all’alba e poco dopo le 6.00 siamo in marcia: anche oggi dobbiamo cercare di sfruttare le ore più fresche. Il sentiero nel bosco è chiuso e monotono e soprattutto fastidioso per le decine di ragnatele sul sentiero che liberiamo con bacchette e spesso con la faccia. È una vera gioia quando usciti dal bosco ci inerpichiamo tra i prati, prima verso la verde cima Campelli e poi verso la vetta del monte Alben che raggiungiamo a metà mattinata.

Nonostante la quota sia intorno ai 2.000 metri, l’afa è opprimente anche quassù e la nostra riserva di acqua è già agli sgoccioli, tanto che Paolo inizia a bere usando, più come misurino che come improvvisato bicchiere, il tappo della bottiglia! Di lì a poco raggiungiamo la baita del Gioàn al passo della Forca, fornita di bevande che ci permettono di ristorarci e di raggiungere il passo di Zambla verso l’ora di pranzo. W il Gioàn! Al passo una bella fontana diventa per l’occasione la nostra attesissima doccia per un apprezzatissimo refrigerio e un momento di riposo all’ombra.

Ripartiamo verso le 16.00, per affrontare i 700 mt di salita fino a Capanna 2000, dapprima sotto un sole ancora cocente lungo le pendici del monte Grem, poi sotto una pioggerella leggera e infine immersi in una densa nebbia che ci accompagna fino al rifugio. Si prepara un temporale, ma questa notte sarà di totale comodità.

19 luglio – distanza: 22 km D+: 1.250 mt. D-: 1.200 mt.

Una lunga dormita ci rimette in sesto e alle 6.00 partiamo dal rifugio verso il Sentiero alto dei fiori dedicato a Claudio Brissoni, valente studioso della flora alpina bergamasca che concentrò una speciale attenzione sui fiori dell’Arera, straordinariamente ricca di specie rare. Un bel freschino ci mette le ali ai piedi e procediamo spediti sotto la parete ovest dell’Arera: davvero maestosa vista da qui sotto!

Arriviamo al passo Branchino e qui il panorama si apre e cambia ancora: un vero paesaggio di alta montagna ci si para davanti, la calura e i boschi fitti dei primi due giorni sono ormai lontani. Dal rifugio Branchino decidiamo di percorrere la traccia di sentiero verso il passo di Marogella, a tratti impegnativo, ma che ci permette di non perdere quota evitando di scendere alle baite di Mezzeno. 

Il cielo si fa nero di colpo e un potente vento da ovest ci colpisce all’improvviso: ci attrezziamo per la pioggia che, seppure battente, dura solo pochi minuti e la perturbazione scappa via verso est, con la stessa velocità con cui è arrivata! Ne approfittiamo per raggiungere la cima di Mezzeno Orientale. Arriviamo in vetta con il cielo limpido e senza un filo di vento. Il lago Gemelli e lo sfondo del pizzo Becco sono uno spettacolo che toglie il fiato. Anche il lavoro dell’uomo, a volte aggressivo, rapido e stonato, quando si impasta con la natura e con il tempo, offre scorci di bellezza straordinaria.

Scendiamo veloci verso il lago e dopo un rapido tuffo di Marcello nell’acqua gelida, arriviamo al rifugio Laghi Gemelli. Con i suoi 7 miliardi di litri d’acqua dolce è il maggiore invaso del sistema di laghi che garantisce energia alla centrale di Carona. Dopo un pranzo leggero troviamo un piccolo riparo dal sole e con l’ormai solita pausa nel momento più caldo della giornata attendiamo di ripartire, verso le 14:30, in direzione del lago Colombo e del passo di Aviasco. Non  incontriamo anima viva e ci godiamo lo spettacolo delle  cime che ci circondano passo dopo passo.

La salita sul crinale verso il Monte dei Frati e la cima del Valrossa ci apre panorami verso il Cernello e i suoi 5 laghi sulla nostra destra e a nord sulla magnifica conca del rifugio Calvi. Poco dopo le 17:30 siamo in vetta al monte Cabianca. E’ in questo preciso istante che realizziamo di aver raggiunto la cima partendo a piedi da casa e l’emozione è sincera e grande! La foto di rito in vetta e poi via senza ulteriore attesa, perché il rifugio Calvi è proprio lì sotto, in vista, ma la cresta non è da sottovalutare e le previsioni meteo e i nuvoloni all’orizzonte ci avvertono di probabili perturbazioni in arrivo… Il temporale, improvviso e violento, ci coglie in pieno a pochi passi dal rifugio, ma è più che sufficiente per inzupparci completamente!

Un’ottima cena ci rimette in sesto e visto che fa meno caldo dei giorni precedenti, decidiamo, per la mattina dopo, di non partire troppo presto. Un arcobaleno  verso  il passo Portula e un fantastico tramonto chiudono la giornata forse più bella e impegnativa di tutta la traversata.

20 luglio – distanza: 19 km D+: 850 mt. D-: 1.530 mt.

Prima della colazione ci godiamo l’albeggiare nella conca: le vette più alte che pian piano sono inondate dal sole sono sempre uno spettacolo affascinante. Partiamo ammirando il percorso del giorno precedente, seguendo con gli occhi e la memoria la cresta che ci ha portato in vetta al Cabianca e cercando di non pensare alle scarpe ancora fradice da indossare… E’ una giornata stupenda e il sole che già scalda cuori e schiene ci accompagna lungo la corona della val Camisana con le sue preistoriche incisioni rupestri e la verdissima salita verso il Passo Selletta, da cui poi raggiungiamo in breve il sottostante lago del Diavolo.

Decidiamo a malincuore di non scendere al rif. Longo, ma procediamo lungo il canale che corre a mezza costa camminando sullo stretto muretto, che a un certo punto… sparisce. Il canale entra in una piccola galleria e ci ritroviamo a camminare nel tunnel avanzando grazie a mattoni posizionati a regola d’arte per permettere il passaggio a pelo d’acqua.

Ci avviciniamo sempre più al passo Venina e ne approfittiamo per salire fino alla cima di Venina di 2.624 mt. il punto più alto della nostra traversata, dove una popolosa famiglia di stambecchi ci guarda incuriosita.

Abbandoniamo qui la Valle Brembana per scendere in direzione della Valtellina lungo la Val Venina. Poco dopo il passo raggiungiamo il grande forno fusorio, usato in un lontano passato per fondere il ferro e che aveva attirato la curiosità anche di Leonardo da Vinci, pellegrino, esploratore ed escursionista antelitteram che qui transitò nei primi anni del ‘500, attraverso il passo di Cigola e la Val d’Ambria, proprio per conoscere da vicino le tecniche utilizzate e i materiali ferrosi estratti (si diceva che per i metalli “la àl de piö la val Venina che töta la Valtellina”).

Raggiungiamo quindi l’imponente diga del Lago Venina, costruita dalla Edison negli anni Quaranta per aumentare la quota del lago naturale e alimentare la centrale elettrica sottostante. Ci abbassiamo seguendo “le scale di Venina” fino a raggiungere il piccolo borgo di Ambria, formato da una manciata di case in pietra e ormai quasi abbandonato. Una bella rinfrescata al lavatoio ci rimette in sesto e, mentre passeggiamo per individuare un posto al coperto per la notte che si prevede piovosa, incrociamo una signora del paese e imbastiamo quattro parole.

La signora Rosa non vuol sentire ragioni, stanotte non dormiremo all’aperto! Recupera delle enormi chiavi con cui ci apre l’antica casa parrocchiale: dormiremo lì, al coperto e asciutti, sui tavoli della grande sala. La nostra fortuna non finisce qui: la signora ci invita a casa sua per una improvvisata quanto gustosa pasta al ragù e non contenta attacca ad affettare bresaola e formaggio. Un’accoglienza inaspettata e davvero graditissima. Dopo cena ci ritroviamo nella piazzetta con i pochissimi abitanti presenti in estate (nessuno in inverno), a raccontare la nostra avventura e ad ascoltare le loro storie, il tutto ben accompagnato da grappe e liquori locali.

21 luglio – distanza: 19,1 km D+: 80 mt. D-: 1.100 mt.

Arriva l’alba dell’ultimo giorno, ci lasciamo alle spalle Ambria col bel ricordo dell’ospitalità ricevuta e ci avviamo verso il fondo valle. Imbocchiamo il tracciato denominato Deucaville, una vecchia ferrovia di servizio alla centrale e dopo circa 3 ore raggiungiamo la frazione di Piateda Alta, dove una pioggerella costante ci convince a ripararci per un po’ sotto l’ampio portico della chiesetta seicentesca.

Appena la pioggia accenna a diminuire riprendiamo il cammino, per giungere  lungo mulattiere sulle sponde dell’Adda prima di mezzogiorno. Ormai manca davvero poco: attraversiamo il grande fiume e ci dirigiamo spediti verso il centro di Sondrio. Alle 12:45 arriviamo in Piazza Garibaldi, il salotto della città, con un’aria limpida e frizzantina e il sole ormai splendente che festeggia con noi la conclusione della nostra “avventura”. Pranziamo di gusto in pizzeria con tanto di cambio d’abiti e poi via verso la stazione per il rientro in treno a Bergamo.

Paolo e Marcello per l’annuario 2024 CAI Alta Valle Brembana

Franco Michieli, la vocazione di perdersi

Franco Brevini, La conquista della lontananza

Tarcisio Bottani e Wanda Tauder, Da Bergamo all’Europa

LEONARDO ALLA SCOPERTA DELLE OROBIE: TREKKING IN ALTA VALLE BREMBANA SULLE TRACCE DEL GENIO DI VINCI

DAL BLOG…

ASCOLTARE CON MERAVIGLIA. LA MERAVIGLIA DI ASCOLTARE.
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ASCOLTARE CON MERAVIGLIA. LA MERAVIGLIA DI ASCOLTARE.

è forse vero, non abbiamo visto “niente” in questa giornata in cui siamo stati immersi nelle nuvole, eppure… Il roccolo curato con maestria in una conca rasata tra piccoli boschetti nascosti tra le colline a pascolo appena fuori dal borgo… Il bosco di faggi, silenziosissimo e pieno di suoni, umori, profumi, sentieri impervi e tratti…

TREKKING IN ITALIA: LE OROBIE TRA I MIGLIORI ITINERARI E CAMMINI
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Le classifiche sono sempre da prendere per quello che sono, una selezione molto personale, temporanea e a volte estemporanea di un mondo vario, complesso, imprendibile. Qui però è gustoso citare una top ten, anzi una top 8! che RadSeason, una piattaforma internazionale di eventi, trekking, esperienze e avventure ha stilato riguardo i migliori trekking in…

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